
Conosci la grafologia?
Max Pulver |
Max Pulver era un uomo di grande cultura; nacque a Berna nel 1889 e prima di orientare i suoi interessi verso la grafologia e la psicologia, pubblicò numerose opere letterarie e filosofiche. Fu amico di vari psicologi del tempo, tra cui anche Freud e Jung; si accostò alla grafologia attraverso numerosi autori (conosceva anche Crépieux Jamin); principalmente il metodo di Max Pulver è derivato da quello di Klages che, pur criticandone alcuni apporti filosofici, ne apprezza altri, dandone una rilettura ed osservando le categorie segniche Klaghesiane specialmente da un punto di vista psicologico. Fondò la Schweizerische Graphologische Gesellschaft (S.G.G.) di cui fu presidente fino alla sua morte avvenuta nel 1952. Max Pulver scrisse numerosi testi riguardanti la grafologia: l’unico tradotto anche in Italiano è “la Simbologia della Scrittura”, un testo grafologico molto apprezzato sia per il suo grande apporto teorico, ma anche perché dotato di tanta spontaneità e ricchezza comunicativa (difatti è stato dettato a voce). Pulver nella sintesi grafologica della scrittura, analizza principalmente quattro aspetti: la qualità e peso del tracciato, il movimento (inteso come tensione e dinamismo), la vitalità del tracciato, il flusso del tracciato (si guarda il movimento in sé stesso). Un consiglio che Pulver dà al grafologo, è di osservare un gruppo di 3-4 lettere che di primo impatto potrebbero sembrare un dettaglio con poca importanza (lui le chiama “gruppo idioritmico”), da esso potrà capire l’aspetto tipico della personalità, i gesti espressivi che la contraddistinguono e che passano spesso inosservati. Pulver tra i vari temi di cui parla, analizza la spontaneità della grafia e distingue la scrittura in: autentica, impropria e falsa. A tal proposito distingue i differenti mutamenti che si possono verificare all’interno della scrittura e valuta quali di essi denotano una diminuzione della spontaneità; ad esempio parla della velocità nel vergare uno scritto. Un elemento molto conosciuto del metodo grafologico di Max Pulver è il simbolismo spaziale; egli infatti sottolinea che ci sono dei simboli arcaici che ci portiamo dentro dalla notte dei tempi, delle associazioni mentali che usiamo abitualmente nella vita e che ci orientano senza che noi ce ne rendiamo conto; di seguito ne riportiamo alcuni esempi: - l’alto, il cielo, il giorno, la luce, la spiritualità - il basso, la notte, le tenebre, la profondità, gli istinti - a destra s’incontra l’altro, il futuro, l’estroversione, la realizzazione, il padre - a sinistra abbiamo il passato, le origini, la madre, il timore dell’io di andare avanti, l’introversione. Tali simboli si rispecchiano nello spazio grafico (che corrisponde a quello della vita) e sono inconsapevoli per lo scrivente ed intuitivi per il grafologo. Pulver parla anche del calibro medio delle lettere, dei prolungamenti inferiori e superiori e realizza uno schema utile per il grafologo, dove può trovare ed osservare come si sviluppano i vari vettori spaziali all’interno di una scrittura. Tutto all’interno di uno scritto viene toccato dal simbolismo spaziale; in generale possiamo osservare il rapporto tra gli spazi pieni e quelli vuoti, in particolare ne sono influenzate le singole lettere, le parole, fino ad arrivare ai margini bianchi del testo. Di notevole interesse infatti, è per Pulver la parola scritta; essa indica il cammino dello scrivente nella vita e la modalità di adattamento all’ambiente circostante. Della parola il grafologo dovrà quindi valutare tutto: l’inizio, la fine, se viene interrotta, la durata, con quali modalità si sviluppa. Infine, un altro elemento importante di cui non si parla spesso nella letteratura grafologica è la firma grafica; di essa Max Pulver ne analizza i vari elementi che si possono dedurre, sottolineando però che solo dalla firma non è possibile sintetizzare l’intero carattere dello scrivente e che non bisogna sopravvalutarla. |
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